Chiunque si diletti con la pittura, senza pretese da professionista, ad un certo punto dello sviluppo di un proprio dipinto è bene si sottoponga alla prova specchio.
Questo non vuol certo dire prepararsi ad una dieta ferrea (anche se i maligni insinuano che mi potrebbe servire), ma di porre la tela di fronte ad uno specchio ed osservarla riflessa.
Quanti si aspettano di vedere il dipinto semplicemente ribaltato dovrà ricredersi.
La visione riflessa mette istantaneamente in luce tutti i difetti. Ed anche i pregi, se ci sono.
Avere sotto gli occhi per giorni e giorni il proprio lavoro alla fine ci rende ciechi (altro che certe pratiche sconsigliate dai preti 😳 ). Noi sappiamo perfettamente che ci sono dei difetti, ma non riusciamo (o fatichiamo molto) a metterli a fuoco e, se invece li vediamo, ci troviamo titubanti sul come intervenire. Insomma il nostro cervello alla lunga tende a confondere ciò che è, con ciò che invece dovrebbe essere.
Questo spiega come mai, noi, che passiamo le giornate a spennellare su quel dipinto, ad un certo punto non vediamo più problemi e il solito amico che “per carità, io non mi intendo di pittura“, dando uno sguardo distratto, ci dice: ehi, ma la testa è troppo grossa!
Ok, lo vorremmo uccidere, però in realtà non è colpa sua, è colpa del meccanismo di visione che ci ha dato mamma natura.
Non potendo certe rompere le scatole agli amici per farci dire da “loro” come “noi” vorremmo dipingere, ci viene in aiuto lo specchio.
La visione ribaltata ci mette di fronte ad un dipinto assolutamente sconosciuto al nostro cervello e ci permette, al pari dell’amico, di vedere immediatamente ciò che non va. Ed anche ciò che invece va e che potremmo potenziare.
Ebbene a questo punto del mio dipinto di Psiche e Venere, la prova specchio è stata superata 😀 . È stata superata nel senso che l’impatto è stato decisamente piacevole per quanto riguarda l’atmosfera complessiva, mi aspettavo molto peggio, ma naturalmente ha evidenziato anche i problemi. Quello che in fondo mi ha piacevolmente sorpreso è che non sono saltati fuori problemi diversi da quelli che avevo già in testa e, quando questo accade, vuol dire che il traguardo si intravede.
Un altro modo di vedere le cose è quello di capovolgere la tela. La visione sottosopra aiuta meno dello specchio, ma dà anch’essa importanti indicazioni, soprattutto per quanto riguarda la composizione.
Se il quadro rovesciato è comunque bello, siete a cavallo. E state sicuri che a farvelo vedere bello non sarà il vostro amor proprio, perché ciò che avete di fronte non è il vostro dipinto, ma una cosa che non avete mai visto prima.
Venendo invece all’evoluzione del mio dipinto, come si vede nell’immagine che segue in questi giorni ho lavorato sull’abito di Venere e ho corretto l’anatomia del braccio destro; ho ripreso anche l’incarnato di Psiche e ritoccato qua e la’, oltre che cominciare a mettere a fuoco il viso ed i capelli di Venere, ancora lungi però da una soddisfacente resa. Certo questa primavera uggiosa non aiuta molto coi colori e le sfumature. 😦
Soprattutto però ho fatto un gran lavoro di studio e ricerca sui costumi, le capigliature e i dipinti che hanno trattato temi similari, in primis i pre-raffaelliti.
È lunga la strada per Tipperary.

L'abbigliamento di Venere
Rif.
Psiche che consola Venere
Psiche e Venere: il disegno
Psiche e Venere: l’abbozzo su tela
Psiche e Venere: l’abbozzo monocromo
Definire l’ambiente
Lo stop del dipinto
Dopo oltre un anno si ricomincia
Un punto di riferimento
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