Io mi diletto a scimmiottare i grandi pittori, come si sa. E, ogni tanto, pubblico qui i miei lavoretti. Nonostante non abbia frequentato nessuna scuola artistica, cerco di dare qualche dritta tecnica; non perché ne abbia titolo, ma per cercare di stimolare quanti hanno la stessa passione o quanti magari non ce l’hanno ancora.
Purtroppo, o per fortuna, il Vasari non mi ha ancora inserito nel suo famoso trattato delle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri
Quindi ho pensato bene di colmare questa lacuna.
Come Picasso ha avuto il suo periodo rosa e quello azzurro, anche io ho avuto i miei periodi, modestamente.
Io li dividerei così: primo periodo (o dell’infanzia); intermezzo (o del chissenefrega); secondo periodo (o della lenta, lenta, lenta, ma tanto lenta evoluzione).
Il periodo dell’infanzia ha un inizio ben preciso. Con un minimo di ricerca storica si potrebbe addirittura indicare la data esatta.
Era l’ultimo giorno di scuola della prima elementare quando la maestra, nell’accomiatare i bambini, fece dono al pargolo di una scatola di acquerelli.
Purtroppo i biografi non ci dicono quali meriti avesse avuto il nostro soggetto nell’anno scolastico appena trascorso da meritarsi una tale attenzione. Di lui non ci è pervenuto niente di quel periodo. L’unica traccia la ritroviamo nella copertina di un album di disegno (successivo di oltre cinque anni) dove il maestro ha schizzato a memoria un esempio delle sue capacità di allora.
Fu quello il punto di svolta di una resistibilissima (e resistita) ascesa. Da lì cominciarono i guai.
I suoi genitori si impegnarono subito a rovinargli la vita e la carriera. Non solo gli imposero di dipingere quando gli amici erano liberi invece di andarsene a giocare, ma gli dicevano anche come doveva dipingere, inconsapevoli di non aver la minima idea di come si facesse.
Il primo dipinto ufficiale, eseguito si presume pochi giorni dopo l’inizio delle vacanze scolastiche, con l’apertura emozionante della scatola di acquerelli, è fortunatamente giunto fino a noi.
Qui si vedono chiaramente le tracce di quanto esposto in precedenza.
Nell’angolo in basso a destra si può notare un ripensamento (forzato) del maestro. Al momento della stesura ad acquerello del mare, il genitore interveniva e imponeva la cancellazione del già fatto per sostituire il mare con più sobrie ondine a matita colorata. Scorno e pianto: ma come? Devo imparare a usare l’acquerello e per farlo uso le matite colorate?! Ma tanto fu. Poi si chiamerà tecnica mista.
Questo periodo durò circa quattro anni e, dal mio privilegiato punto di osservazione, posso dire che quattro anni dopo non si notano segni evidenti di evoluzione. In pratica, con la tecnica di insegnamento parentale, a 11 anni dipingevo come a 7 (o viceversa).
Con l’inserimento nella scuola media, e il conseguente insegnamento artistico incorporato, viene mollata la presa da parte della famiglia. Il maestro si sente finalmente libero e decide in piena consapevolezza di entrare nel periodo del “non me ne frega più niente” e i risultati si vedono subito in una delle prime opere del nuovo corso.

L’affondamento del Titanic – Esercizio in prima media a seguito del quale la Scuola chiese la restituzione della scatola di acquerelli
Questo periodo fu caratterizzato principalmente da ricerche grafiche che si esplicitavano essenzialmente in disegni a matita, carboncino o penna, detti scarabocchi.
La svolta che porterà al secondo periodo, e che dura tutt’ora, avvenne grazie all’influenza di colei che era ritenuta la meno dotata della famiglia. La sorella, che un giorno, diversi anni dopo, decise di comprarsi dei colori ad olio e iniziare una propria carriera autonoma come pittrice (di cui, però si sono perse le tracce).
Incuriosito dai risultati che il nuovo mezzo permetteva rispetto alle matite, il maestro tentò anche lui questa via e poco dopo vide la luce il suo primo dipinto ad olio in assoluto.
Questo dipinto, pur così vecchio, è potuto arrivare fino a noi perché si trova sul retro di un altro dipinto, in quanto la tela è stata rivoltata e riutilizzata (nella foto si intravede distintamente il retro del telaio).
Quanti fossero interessati alla produzione successiva dell’autore possono sempre farsi un giro su questo blog 😉