Han van Meegeren – Woman Playing the Cittern (1930-40)

Nato oggi

😉

La ragazza di Vermeer conquista l’Italia

Mancano ancora tre settimane alla mostra bolognese «La ragazza con l’orecchino di perla», con l’omonimo dipinto di Vermeer al debutto assoluto in Italia, ma le prenotazioni sono già a livelli record.

Leggi l’articolo completo: http://www.lastampa.it/2014/01/22/societa/la-ragazza-di-vermeer-conquista-litalia-ssFxqB3sOLrTgrgEW2JMoN/pagina.html

Io, per non sapere ne’ leggere ne’ scrivere, me la son fatta da per me e la vedo tutti i giorni 😛

La mia versione della Ragazza di Vermeer

Il Vermeer terminato

Nel ringraziare tutti gli amici che si sono complimentati per la versione monocromatica del dipinto, devo dire che invece io non ero molto soddisfatto. Il disegno era peggiorato e non mi trasmetteva nessuna particolare emozione. Quando avevo iniziato il dipinto non avevo intenzione di fare una copia perfetta, volevo solo vedere fin dove potevo arrivare. Ma volevo anche qualcosa che mi trasmettesse emozioni. Volevo qualcosa che mi facesse dimenticare di averlo fatto io e poter dire che era bello di per sé. Però ormai ero in ballo e tanto valeva proseguire. Così mano ai colori.

Fino a quel momento avevo usato colori acrilici, adesso passavo all’olio.

I colori ad olio normali asciugano troppo lentamente per i miei gusti e, per la tecnica che stavo usando, non erano ideali. Ho optato perciò per i colori alchidici: completamente compatibili con l’olio, ma decisamente più veloci nell’asciugare. La tecnica utilizzata prevede di fare leggere velature trasparenti sulla base monocromatica, oppure leggere sfregature di colore secco (tecnica mangia-pennelli, soprattutto se usata su una base ruvida come la mia). Questa tecnica lascia intravedere i colori sottostanti ed è di particolare impatto visivo se ben applicata. Si possono applicare tanti strati quanti si vuole, anche di diverso colore.

Ci sono pittori che avanzano nel lavoro completando progressivamente le varie parti del dipinto, così ad un certo momento si può avere mezzo dipinto finito e mezzo no. Io invece preferisco avanzare contemporaneamente in tutte le parti, così i miei quadri non sono mai terminati (fino a che non lo decido io), ma hanno un aspetto uniforme in ogni stadio della lavorazione.

Questo sopra è come appariva il dipinto dopo una prima stesura dei colori e dove si intravedono ancora i grigi della base monocromatica.

Fare vedere i successivi stadi di avanzamento è praticamente inutile perché le differenze, tra uno stadio e l’altro, sono talmente sottili da risultare impercettibili. Un po’ come un bambino che cresce: giorno dopo giorno non vediamo differenze, poi ci accorgiamo che è adulto.

Comunque in questa fase non ho perso di vista il disegno e ci sono tornato sopra correggendolo quando l’ho ritenuto opportuno.

Fino a che un giorno ho detto:

cavolo, ma questo l’ho fatto io?

Il dipinto era finito (e qui sotto vi mostro il dettaglio del viso).

Purtroppo la digitalizzazione delle immagini non rende giustizia ai veri colori e al loro contrasto (le labbra non sono così rosse e lo sfondo appare nero), ma il senso c’è.

Questo dipinto adesso fa la sua porca figura in camera da letto, e guardarlo mi emoziona ogni volta.

Chi è questo pittore? Berti? Boh!… mai coverto.

Oopss!

Mi ero preso l’impegno di postare i vari stadi di evoluzione di un dipinto che mi era stato commissionato. Purtroppo ho una certa tendenza ad anticipare il mio pensiero con le parole (non è vero, ma fa fico dirlo).

Il fatto è che questa commissione è un regalo di compleanno (dite la verità, non ci avevate mai pensato ad un regalo così, vero?) e non ritengo giusto che tutto il mondo (si fa per dire, in realtà parlo solo dell’intero sistema solare) conosca e veda progredire il regalo, tranne l’interessato.

Però quello che è detto è detto, quindi devo trovare una soluzione. Siccome l’anno passato ho partecipato ad una iniziativa su internet che prevedeva l’esecuzione di un dipinto con i vari passaggi, ho deciso di postare quelli e commentarli. Spero non vi dispiaccia. Una volta consegnato il regalo farò altrettanto, se vi interessa, con quello che sto eseguendo adesso.

Oggi vi mostro qual’era il soggetto da realizzare:

Una copia (anche solo una interpretazione) della Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer.

Vi dico subito che il titolo originale era Ragazza con turbante, perché il turbante di tipo turco indossato a quei tempi era di moda. L’orecchino di perla nasce dal libro che ha portato alla realizzazione dell’omonimo film. Un film che io non ho apprezzato.

Un uomo che ha fatto un dipinto come questo doveva possedere una sensibilità che lo stronzo protagonista del film non poteva avere.

Detto questo, ciò che io ho dovuto fare per prima cosa  è stato quello di studiare attentamente il dipinto originale. Se volete provare anche voi a fare questo gioco vi potrà tornare utile per una migliore comprensione delle opere d’arte.

La prima domanda è stata: perché mi piace? Cosa è quella cosa che mi colpisce e perché mi colpisce?

In questo caso l’espressione della fanciulla è certamente coinvolgente. Ma perché? Una fotografia di una modella in una posa simile sarebbe altrettanto efficace? A quei tempi una posa come questa era certamente poco diffusa per un ritratto, ma questo non è un ritratto e il soggetto reale è anche, come già detto, il turbante. Il co-protagonista è il turbante. I colori delicati evidenziano l’incarnato, e l’azzurro è la prima cosa che vedo. La verticalità della coda accentua la leggera inclinazione del viso. L’orecchino è il fulcro, non del dipinto bensì della dinamica del dipinto. La coda del turbante, il colletto bianco e il viso ruotano attorno ad esso. Senza quell’orecchino la testa sarebbe rigida. Il colore caldo del vestito equilibra l’azzurro freddo del turbante. Il fermo disegno triangolare del vestito, la cui punta ideale finisce nell’orecchino, offre ulteriore dinamicità alla testa. Provate ad immaginare una piramide con in cima una palla, non sareste sempre lì ad aspettare che la palla cada, prima o poi? Tutto questo è l’impalcatura che regge l’espressione del viso. La bocca semiaperta, che sta per chiudersi o aprirsi in un sorriso, o sta per dire qualcosa all’osservatore, a cui è infine rivolto lo sguardo coinvolgendolo, rifinisce il senso di precarietà della situazione. A questo punto capisco perché questo quadro piace: perché sembra che, da un momento all’altro, stia per succedere qualcosa; che quella ragazza sia viva e voglia comunicare con noi. E noi aspettiamo da secoli che questo accada, con lo stesso stupore.

Questo è lo spirito con cui devo affrontare il dipinto. Potrò anche arrivare a farlo identico (magari), ma la struttura che lo sorregge l’ha fatta Vermeer e nessuno gliela potrà togliere.

Dal mio punto di vista devo risolvere ancora un problema: che colori usare! Non ho mai visto questo dipinto dal vero. Per copiarlo devo usare internet o qualche libro e i colori non sono mai uguali (senza contare il degrado del colore che l’originale ha comunque subito nel tempo), perciò mi devo affidare alla mia sensibilità, che sarà l’unica cosa veramente mia nel dipinto che realizzerò. E alla fine scelgo di copiare l’immagine che vedete, con quei colori.

Spero di non avervi troppo annoiato. Nel prossimo post affronterò i problemi tecnici della realizzazione.