Prima o poi capita a tutti di ricevere un regalo che più brutto non si può e di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.
Che fare se, per esempio, questo regalo è un quadro con dipinto un fiore (uno di numero)? Tipo questo?

Non c’è nessuna firma e uno può immaginarsi una vecchina che puntigliosamente si diletta a fare queste cose col pennello invece del classico punto croce. Potrebbe essere. Però, pur dispiacendosi per la volonterosa vecchina, il quadro brutto era e brutto rimane, e finisce nel mucchio delle vecchie croste, dei telai rotti e delle cornici sbrindellate, dove alloggiano in nero numerose famiglie di ragni.
E passano gli anni, finché non salta fuori per caso.
– E questo??
Si potrebbe riciclarlo. La cornice non è molto migliore del dipinto, ma potrebbe ancora fare il suo lavoro. C’è anche il vetro e magari si potrebbe ridipingere sopra il fiore qualcosa di più artistico. Un dipinto originale del famoso parente… sì, insomma, io.
Il pennello vibra, così come il taglierino ed il cacciavite.

Rivoltato e strappata via la carta protettiva sul retro c’è una prima sorpresa: un’etichetta dice che è un prodotto cinese. Importato da Napoli. 😮

Lungi da me l’idea di ricorrere ai vecchi stereotipi dei napoletani taroccatori, ma non posso fare a meno di sorridere al pensiero che la globalizzazione ha trasformato gli stessi in importatori di tarocchi cinesi. 🙂
Eh, sì, perché una volta smontato il quadro si è rivelato un tarocco a tutti gli effetti.

Non c’è nessun dipinto (e nessuna vecchina laboriosa), ma solo la sua fotografia perfettamente incollata su cartoncino e, devo ammettere, foto di ottima qualità. Anche il passepartout, che sembrava un cartoncino rozzamente telato, è costituito da un pattern stampato con la stessa tecnica.
Di contro il legno della cornice è vero, così come il vetro. Almeno quelli. 😦 Il tutto assemblato con una precisione e qualità degna di miglior causa.
A questo punto ho dovuto ripensare per forza il progetto originale. Impossibile cercare di dipingere sulla superficie completamente liscia della fotografia e, considerando che per il mio compleanno mi è stata regalata una bellissima confezione di 120 matite colorate, forse la soluzione più semplice è fare un disegno su carta da infilare poi davanti al fiore.
Naturalmente le cose semplici non fanno per me. Sorvoliamo sul fatto che non ho mai disegnato con le matite colorate (scuola dell’obbligo a parte) prima d’ora. Aggiungiamo poi che la dimensione della cornice è fuori dagli standard della carta Fabriano e che quindi l’unica superficie adattabile che ho trovato è stata quella di una rimanenza di un cartoncino utilizzato, lui, a suo tempo come passepartout dei miei acquerelli. Scoprendo poi che non è il massimo per le matite. 😦
Ma tant’è.
Volendo fare una cosa in fretta (ed avendo in testa sostanzialmente solo uno studio per imparare ad usare le matite colorate) ho pensato di fare una versione a matita di un dipinto “adattabile” di qualche Maestro, piuttosto che cercare di fare un mio disegno originale.
Dopo una lunga e ponderata ricerca la mia scelta è caduta sul dipinto A girl in the lush forest di Amelie Lundahl, una pittrice finlandese. Naturalmente ho dovuto adattarlo al diverso taglio “cinese” della mia cornice.
Alla fine ho ottenuto questo:

Ragazza nel bosco
Le matite colorate sono molto più versatili di quanto non sospettassi e si adattano perfettamente al mio modo di dipingere. Infatti io sono piuttosto pigro nel preparare i colori e spesso tendo a mescolarli direttamente sulla tela invece che sulla tavolozza. Avere a disposizione 120 tonalità diverse, assolutamente miscelabili sulla carta, mi piace molto. Naturalmente un appunto va fatto sul cartoncino che ho utilizzato: non va assolutamente bene!
Bisogna usare la carta e che sia di buona qualità.
Intanto il cartoncino per passepartout non è bianco (e questo influisce sulla luminosità finale del disegno), poi è praticamente liscio e soprattutto è “morbido”: cede alla pressione della matita, impedendo così di ottenere colori più saturi.
In ogni caso credo di potermi accontentare come primo tentativo (ad essere onesti è il secondo, ma questo è un altro discorso che farò magari in un’altra occasione).
Bene. Finito il capolavoro riassemblo il tutto.

Mica perché l’ho fatto io, ma il quadro mi sembra decisamente migliorato 😉
C’è solo una cosa che ancora non mi convince ed è il passepartout con finta trama.
Magari con qualche mano di bianco acrilico lo miglioro.

Ecco, direi che così va bene. 🙂
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