Nel ringraziare tutti gli amici che si sono complimentati per la versione monocromatica del dipinto, devo dire che invece io non ero molto soddisfatto. Il disegno era peggiorato e non mi trasmetteva nessuna particolare emozione. Quando avevo iniziato il dipinto non avevo intenzione di fare una copia perfetta, volevo solo vedere fin dove potevo arrivare. Ma volevo anche qualcosa che mi trasmettesse emozioni. Volevo qualcosa che mi facesse dimenticare di averlo fatto io e poter dire che era bello di per sé. Però ormai ero in ballo e tanto valeva proseguire. Così mano ai colori.
Fino a quel momento avevo usato colori acrilici, adesso passavo all’olio.
I colori ad olio normali asciugano troppo lentamente per i miei gusti e, per la tecnica che stavo usando, non erano ideali. Ho optato perciò per i colori alchidici: completamente compatibili con l’olio, ma decisamente più veloci nell’asciugare. La tecnica utilizzata prevede di fare leggere velature trasparenti sulla base monocromatica, oppure leggere sfregature di colore secco (tecnica mangia-pennelli, soprattutto se usata su una base ruvida come la mia). Questa tecnica lascia intravedere i colori sottostanti ed è di particolare impatto visivo se ben applicata. Si possono applicare tanti strati quanti si vuole, anche di diverso colore.
Ci sono pittori che avanzano nel lavoro completando progressivamente le varie parti del dipinto, così ad un certo momento si può avere mezzo dipinto finito e mezzo no. Io invece preferisco avanzare contemporaneamente in tutte le parti, così i miei quadri non sono mai terminati (fino a che non lo decido io), ma hanno un aspetto uniforme in ogni stadio della lavorazione.

Questo sopra è come appariva il dipinto dopo una prima stesura dei colori e dove si intravedono ancora i grigi della base monocromatica.
Fare vedere i successivi stadi di avanzamento è praticamente inutile perché le differenze, tra uno stadio e l’altro, sono talmente sottili da risultare impercettibili. Un po’ come un bambino che cresce: giorno dopo giorno non vediamo differenze, poi ci accorgiamo che è adulto.
Comunque in questa fase non ho perso di vista il disegno e ci sono tornato sopra correggendolo quando l’ho ritenuto opportuno.
Fino a che un giorno ho detto:
cavolo, ma questo l’ho fatto io?

Il dipinto era finito (e qui sotto vi mostro il dettaglio del viso).

Purtroppo la digitalizzazione delle immagini non rende giustizia ai veri colori e al loro contrasto (le labbra non sono così rosse e lo sfondo appare nero), ma il senso c’è.
Questo dipinto adesso fa la sua porca figura in camera da letto, e guardarlo mi emoziona ogni volta.
Chi è questo pittore? Berti? Boh!… mai coverto.